mercoledì 12 dicembre 2012

Buon Natale Patronato

Patronato.
Che bello entrare in un Patronato, dove per la stessa domanda, ci sono quattro risposte diverse, solo perché i funzionari sono solo quattro.
Che bello entrare titubante e uscire scoraggiata.
Che bello sapere di aver lavorato una vita e sentirsi dire che quella Legge, forse è superata dalla successiva. Forse??? E mentre voi vi levate ogni dubbio, forse parlandovi, forse io passerò un Natale più tranquillo? Forse?
Vi fate carico dei nostri problemi, forse perché qualcuno ha deciso, di inventarvi per fare da tramite delle Istituzioni e il Cittadino. Qui non ci sono forse. Questo è sicuro.
Forse non vi chiedete ancora, che si va di questo passo, di sicuro sarete esuberi anche voi.
Forse è il caso che alziate il culo e smettiate di passarvi il cerino acceso. Prima che io di sicuro e senza forse, vi rovesci la scrivania.

Buon Natale forse!

mercoledì 7 novembre 2012

martedì 6 novembre 2012

Meglio tardi che mai!

Era tempo che rinviavo il riordino in ripostiglio. Finalmente domenica ho finito.
Le cose che ho lasciato sono poche, tra queste le mie pagelle.
Il mio rendimento è sempre stato scarso, le attitudini erano quelle artistiche e manuali.
Mi annoiavo a sentire parlare di guerre puniche, odiavo la matematica, amavo sentir parlare di posti, usi e costumi, non parliamo di lingue straniere, bloccata. Come ora d'altronde.

La Maestra era in procinto di andare in pensione, vecchio stampo, mai un sorriso, sempre pronta alla critica,  i colloqui con i genitori erano i classici: è brava e giudiziosa, ma potrebbe fare di più.
Non parliamo del giudizio della licenza media inferiore ...

Le ho rilette tutte. Una ad una, ripercorrendo e associando gli anni scolastici alle vicissitudini familiari.

Una sorta di analisi che ha portato i suoi frutti.

Oggi posso dire tranquillamente che è andata bene.

Ho solo la licenza media inferiore, appunto, ma nella vita ho ascoltato tanto, e anche se ogni tanto sbaglio qualche congiuntivo, mi impappino nel parlare, intercalo con qualche parola colorita e a volte sono brusca, posso dire grazie a tutti ma grazie anche a me!

E sono contenta di quello che sono.
Se non fossi così non avrei la Famiglia e gli Amici che ho!

lunedì 5 novembre 2012

Roberto

Lieve è il dolore che parla, il grande è muto

Seneca

sabato 3 novembre 2012

Cose che nessuno sa

Nella vita di tutti i giorni nessuno ti chiede di raccontare la storia che ti morde il cuore e te lo mastica, e se qualcuno te la chiede, nella vita di tutti i giorni nessuno riesce a raccontare quella storia, perché non trovi mai le parole adatte, le sfumature giuste, il coraggio di essere nudo, fragile, autentico. Quella storia deve piombare da fuori, come quando accade che i libri ci scelgano e gli autori diventino amici a cui vorremmo telefonare alla fine della lettura per chiedere loro come fanno a conoscerci.




Alessandro D'Avenia - Cose che nessuno sa

mercoledì 31 ottobre 2012

Halloween: scherzetto o dolcetto ...

Questa festa non mi dice niente ma la parola scherzetto mi riporta indietro di tanti anni ...

Memorabile, almeno per me, fu quello che escogitò un'amica a sua nonna.
La birbante ci radunò tutte in casa sua per una merenda, la fece chiamare da un compagno di classe che si spacciò per un incaricato dell'acquedotto.
"Signora, stiamo avvertendo tutti, che da stasera alle 18, leviamo l'acqua e prevediamo di riallacciarla domani nel primo pomeriggio.
Dato che la lista è lunga, può farmi il piacere di avvertire i suoi vicini?"

Nonna P. era rinomata per la buona volontà e per la correttezza, rispose subito: certamente ci penso io. E corse subito ad avvertire tutti.

Era un edificio dove non esisteva l'ascensore, tutte le porte aperte, tutti avvicendati a darsi una mano, e noi giù a ridere con la nonna che scuoteva la testa, dicendoci: almeno dateci una mano ...
Il passaparola fu veloce e cominciarono a riempire, secchi, bottiglie, catini, chi si imprestava taniche, chi si organizzava a farsi il bagno prima delle 18, chi avvisava i figli, non si sa mai.
Per le scale, piano piano tornava il silenzio e gli ultimi commenti ...speriamo che la torni presto, domani è venerdi, i' mi Guido è tutto i' giorno in carrozzeria. I' tu' Guido? E i' mi' Renzino, che da domani entra in Pignone, chissà come torna con quella tuta e giù a commentare.

E noi giù a ridere ... perchè lo scherzo non era finito.

Altra telefonata: "Signora, mi scusi, ho parlato con lei due ore fa? Sono dell'acquedotto.
E la nonna, si. Ma lei è al numero civico 5 o 7?
E la nonna e sono a 'i 5."

E l'incaricato: "signora ho fatto un errore, dovevo chiamare un inquilino del n. 7 e ho sbagliato a prendere la scheda."

E la nonna: oh mammina mia, e ora chi gniene dice a tutto il palazzo?

O icchè ci se ne fa di tutta questa acqua? Ma la stia attento la prossima vorta, prima di tenefonare?

Noi eravamo sganasciate.

Vediamo ancora la nonna, a sedere sulla seggiolina accanto a i' telefono, che dondola la testa asciugandosi la sudorina con i' grembiale; o icchè ridete grullerelle. E gli'è grave!

Ah mi dispiace, ma io e un rifò i' giro, e mi pigliano pe' grulla ... e vorrà dire che si innaffierà le piante fino a Natale ...

Il giorno dopo, tutti commentavano, che l'acqua non era stata levata ... e la nonna zitta ...

La mia amica non ha avuto il coraggio di rivelarle lo scherzo … ma vicino alle nozze decise che doveva assolutamente “confessarsi”.

Ci ha chiamato, dicendoci, io continuo a non avere il coraggio, mi aiutate?

Beh quel pomeriggio quattro giovani donne, confessarono lo scherzo a quella nonna, che lì per lì rimase di stucco, poi cominciò a ridere ma a ridere ... e cominciò a tossire dal gran ridere, e noi di rimando: oh nonna che vuoi un bicchier d'acqua???

martedì 30 ottobre 2012

Corrado Augias - una sola cosa è certa

"Tra così numerose inquietudini, una sola cosa è certa lasciando da parte ogni considerazione politica o economica. Lo spettacolo di villa Gernetto è stato spaventoso. Quei broccati, quegli ori, quella piccola folla plaudente, l'avvocato Ghedini che tentava di sorridere ma non sapeva dove poggiare lo sguardo. Sul podio un uomo furente e spaventato, ridotto a una fissità espressiva come nemmeno Breznev nelle ultime apparizioni pubbliche. Quello che sempre mi sorprende è che tra tante persone che gli stanno attorno, alcune, come abbiamo visto, solo per denaro, tra tante persone non ce ne sia una abbastanza caritatevole da dirgli di non farsi più tirare dal chirurgo. Il suo volto ha ormai la fissità di una maschera. Gli occhi quasi non si aprono, una palpebra si abbassa e l'altra no, la fronte ha una levigatezza cerea, da 'ex voto'. Può un uomo ridursi in queste condizioni senza che nessuno, un figlio quanto meno o un ... consigliere fidato, uno che pensi a lui e non a quanto potrà ancora succhiargli, intervenga a dirgli: per amore di te stesso, per la memoria che lascerai, ti prego basta, accetta quello che l'età riserva a ogni essere vivente, rassegnati, non ci crede più nessuno a quei capelli dipinti ogni mattina sul cranio, all'eterno cerone, torna in te. Pirandello avrebbe potuto raccontare bene la follia di un uomo che vorrebbe essere un altro, un se stesso diverso chiuso in un sogno come il finto Enrico IV. Alla sentenza di condanna ha reagito alla vecchia maniera: caricando alla cieca, senza rendersi conto che tutto è cambiato. Non un consumato attore, come l'ha definito l'eterno Giuliano Ferrara. Piuttosto un attore consumato, inconsapevole che la sua rappresentazione comunque è finita."

Corrado Augias


domenica 9 settembre 2012

sabato 8 settembre 2012

BISBIGLI E FIOCCHI


Da qualche ora in cucina c’è un gran bisbiglio.

Ci vuole l’intervento della Fata Mestolina…

“Volete far silenzio? Li sveglierete per dindirindina! Cosa c’è?!”

“Oh insomma” risponde la caffettiera, “io voglio diventare una damina, ho una bellissima gonna a pieghe e un bustino che farebbe girare un battaglione di venti cavalieri e poi, vuoi mettere questo nasino alla francese?”

Dall’altra parte della stanza si alza un vocione basso: “ha ragione, anch’io sono stanco di essere un frigorifero, voglio salire in cielo e nevicare.”

La Fatina non sa più chi ascoltare ed ecco che il servizio di forchettine, salta fuori dal cassetto e con un balzo è sul tavolo “anche noi ci vogliamo trasformare in cavallucci marini” “ed io”, dice la credenza, “voglio tornare nel bosco, sono stufa d’essere solo un contenitore, queste ante scricchiolanti un tempo erano forti tronchi e voglio tornare ad essere un albero!”

A quel punto la Fatina batte forte la sua bacchetta sul tavolo: “ascoltatemi bene, vecchi bizzosi, domani sarà un gran giorno per Nonno Ugo e Nonna Nena e non voglio assolutamente che nulla venga a rattristare un solo momento della loro giornata!”

“Ma…” interviene il frigorifero.

“Niente ma”, risponde stizzita la Fatina Mestolina.

“Vecchio cocciuto di un frigorifero, sei qui da tanti anni e il tuo respiro asmatico, scandisce le ore notturne di Nonna Nena, fai acqua da tutte le parti altro che neve!”

“E voi vezzose forchettine, non riuscite a stare a galla in una tinozza, figuriamoci nel mare, tornate nel cassetto!

Rivolge lo sguardo alla vecchia credenza: “come mai questi rimpianti?”

“Ho paura, Fatina, quando Loro non ci saranno più, mi faranno fare la fine di un vecchio pezzo di legno e sarò solo buono da bruciare.”

“No!” risponde la fatina, “io so già che tu sarai sempre con loro, magari in quella casa che hanno in campagna, così dalla finestra vedrai il bosco che ami tanto!”

“Sei sicura?”

“Si lo sono, li ho sentiti parlare. Smetti di piangere, le tue lacrime di resina colano sui crostini e non sono il massimo della bontà.”

“Veniamo a te vanitosa e presuntuosa di una caffettiera, sei qui con Loro da tanti anni. Ogni mattina si augurano buon giorno davanti al tuo caffè, vuoi privarli di questo piacere?”

Nella foga di parlare batte stizzita la sua bacchetta sul tavolo e il tavolo si lamenta con un semplice “ohi”

“Zitto tu” Lo rimprovera subito la Fatina.

Nel frattempo la caffettiera è diventata tutta rossa e risponde con una vocina sottile, “era solo un desiderio, piccolo piccolo, ma ho già cambiato idea”.

“Bravi! Riposatevi ora!”

Finalmente è tornata la calma. Le luci dell’alba sono lontane, Fatina pensa a domani, alla Loro giornata. Sarà veramente speciale. Un Natale con tutti i figli ed i nipoti.

Nulla dovrà rovinare questa giornata. Sono anziani e tutto quello che Li circonda ricorda loro, la propria giovinezza, i figli, gli scherzi, le gioie e i dolori.

Domani sarà una giornata particolare da ricordare nelle serate successive, quando tutti saranno tornati alle proprie case.

Intanto dalla camera, Nonna Nena si rivolge al suo Ugo:

“Non ti sembra che da un po’ di tempo, di notte, questa casa parli?”

“Dormi Nena, è solo la vecchiaia che fa brutti scherzi.”

“Sarà…”

“Buonanotte.”

“Buonanotte anche a te!”

La Fatina dal suo rifugio, sorride maliziosa.

La sveglia suona, “forza Nena alzati, tra un po’ arrivano i ragazzi!”

“Vado a fare il caffè, non tirare tardi in bagno, voglio farmi bella anch’io!”



…Nena si avvia in cucina… “oh per tutti i chicchi di caffè del mondo chi ha messo un fiocco alla caffettiera?”…

mercoledì 5 settembre 2012

Bertolt Brecht

Bertolt Brecht

Amare il mondo

Ci impegniamo, noi e non gli altri,
unicamente noi e non gli altri,
né chi sta in alto, né che sta in basso,
né chi crede, né chi non crede.

Ci impegniamo:
senza pretendere che gli altri si impegnino per noi,
senza giudicare chi non si impegna,
senza accusare chi non si impegna,
senza condannare chi non si impegna,
senza cercare perché non si impegna.

Se qualche cosa sentiamo di “potere”
e lo vogliamo fermamente
è su di noi, soltanto su di noi.

Il mondo si muove se noi ci muoviamo,
si muta se noi ci facciamo nuovi,
ma imbarbarisce
se scateniamo la belva che c’è in ognuno di noi.

Ci impegniamo:
per trovare un senso alla vita,
a questa vita
una ragione
che non sia una delle tante ragioni
che bene conosciamo
e che non ci prendono il cuore.

Ci impegniamo non per riordinare il mondo,
non per rifarlo, ma per amarlo.

martedì 4 settembre 2012

domenica 2 settembre 2012

Grafica

Era tanto che volevo riprovare a usare Adobe Photoshop. Mi piace fondere le foto.




mercoledì 8 agosto 2012

Quando il dolore di un figlio diventa mortale



Quando il dolore di un figlio diventa mortale
di Lidia Ravera | 8 agosto 2012

N.d.e. ha 79 anni, G.d.d. 75, sono marito e moglie: li hanno trovati impiccati nel garage della loro villetta bifamiliare ad Ancarano, in provincia di Teramo. È stato il figlio, che abita al piano di sopra a trovarli. Vengono nominati, nei brevi dispacci delle agenzie di informazione, soltanto con le iniziali, come se fossero minori da proteggere. Come se fossero adolescenti, forse perché sono gli adolescenti che muoiono tenendosi per mano. E loro sono morti così: abbracciati. Erano vecchi, invece. Della vecchiaia di oggi, che non è pace, saggezza, riposo. È fatica, ansia, tensione. Perché arrivi all’ultimo tratto di strada ed è tutta in salita. I figli, che fino a un paio di generazioni fa, erano un investimento per il futuro, perché sarebbero stati meglio di te, più colti, più bravi, più ricchi e ti avrebbero aiutato, adesso sono lì, a dibattersi fra non lavoro, attesa del lavoro, lavoro precario. Mal pagati, mal messi, mal assestati nella vita. Bisognosi, loro, di essere aiutati. Loro, che nel corpo sono ancora forti, devono essere aiutati da te, che ogni giorno perdi qualcosa. Un po’ di efficienza, un po’ di integrità, un po’ di energia. Non è naturale. Non è naturale essere più forte dei tuoi figli. Non è naturale, ma è diventato normale.
Devi farci l’abitudine. La postmodernità va così. È paradossale.

Quando erano piccoli e tu eri una madre giovane, ti sentivi responsabile della loro felicità, del loro benessere. Ginocchia sbucciate, sconfitte scolastiche, prime solitudini, amicizie non corrisposte, paure. Accorrevi. Consolavi. Curavi.

Era quando la vita stava ancora in ordine.

Passano gli anni e diventa sempre più difficile. I dolori dei figli adulti ti spaccano il cuore, peggio di prima, perché sono dolori più grandi e più tristi, eppure non puoi farci niente. E allora il dolore dei figli diventa la misura della tua crescente impotenza. Come si sente una madre di 75 anni quando suo figlio finisce senza casa, senza un soldo, senza niente? Questo è successo a G.d.d.: il figlio, artigiano, 50 anni, era pieno di debiti. Equitalia, sezione recupero crediti. È uno che non ce l’ha fatta, uno dei tanti. Uno delle migliaia di giovani uomini e donne stritolati dalla crisi economica. Uno che ci ha provato e ha fatto un passo falso (si racconta che finì in carcere per tentata estorsione nei confronti del vicino che aveva comprato la sua casa messa all’asta), o non ha fatto il passo giusto. Ma chi è, oggi, che ce la fa? Non certo i migliori. Bisogna avere i santi in paradiso. Bisogna avere famiglie forti dietro.

Così una sera guardi tuo marito negli occhi, da un lato all’altro del tavolo, e non hai più niente da dire. Avete cenato insieme per decine di anni, avete affrontato malumori, problemi, conti che non tornano, noia, ripetizione, malattie. E adesso, che cos’è questo silenzio? Le vite lunghe sono un allenamento formidabile, i matrimoni lunghi sono patti di solidarietà, complicità, sostegno. Si litiga spesso nei momenti difficili, ci si tira addosso la responsabilità degli errori, poi si trova una soluzione, una toppa, una concausa, si spartiscono le colpe e ci si tira fuori. Questo quando nei guai ci sei tu, ci siete voi, non quando nei guai c’è tuo figlio. Allora può succedere che scenda sulla tavola quel silenzio freddo. È una stanchezza terminale, un senso di sconfitta, il tradimento delle attese. Dunque neanche questo sono riuscita a fare? Non sono riuscita a mettere al riparo, quest’essere che io ho messo al mondo. E domani, come esco per le strade del paese? Come faccio a farmi bella di lui, a farlo amare… perché c’è questo dietro le innocenti vanità materne e paterne, sulle carriere dei figli, sui loro amori, sulle loro qualità, il bisogno di costruire il rispetto e l’amore degli altri attorno a loro. È un sentimento complicato. Chi ha dei figli lo conosce.

Può portare fino alla decisione di togliersi la vita, la sconfitta di tuo figlio? Sì. La crisi economica non è un titolo di giornale. Dietro i tecnicismi e le parolette inglesi, dietro le notizie sulle fabbriche che chiudono, dietro le riduzioni del personale per cause oggettive, c’è la vita di migliaia di persone. La vita quotidiana, materiale, affettiva. Dietro la necessità di “tutelare i crediti vantati dagli enti impositori”, come scrive Equitalia in una precisazione travestita da condoglianza, mettendo all’asta una casa, c’è chi in quella casa ci viveva. Ci sono suo padre e sua madre. La vergogna e la disperazione covano dietro i digrammi, le percentuali, i numeri. Forse per questo, nessuno ha pensato a una messa in scena. A un omicidio travestito da suicidio. Colpevole magari il figlio stesso. Forse è un’ipotesi umanamente intollerabile. O forse è proprio quel dettaglio straziante, dei due corpi senza vita, ma abbracciati.

Il Fatto Quotidiano, 8 agosto 2012

mercoledì 18 luglio 2012

Pomarola

Adoro il profumo di basilico quando cuoce insieme ai pomodori e alla cipolla.

E’ estate dice sbuffando dal tegame … e i ricordi tornano su lenti e piacevoli …

Ricordi di roulotte e sabbia e caldo e mare e serenità.

E questo profumo si alternava al profumo del brodino sul colpo. Direte voi, o cos’è?

Il brodino sul colpo era fatto velocemente con tutti gli odori, i pomodori e con l’aggiunta di poca pasta e tanto parmigiano. La sera sempre in roulotte mangiavamo con piacere questa minestrina, che sostituiva il brodo vero invernale, era leggero e non faceva venire il mal di pancia.

E spesso i vicini di tenda chiedevano a Mamma la ricetta.

La ricetta? O vien via giù diceva la Siria, o icchè la vuole la ricetta? Basta così poco … la guardi mentre la preparo!

Lucrezia

Lucrezia un angelo andato via troppo presto ...

Qualche anno dopo che mio fratello se ne era andato, mi è venuto il desiderio di ricordarlo cantando.

La ricerca di un canto gioioso, corale e ho pensato subito al Gospel.

All'epoca nonostante l'esistenza di Internet, io non ero ancora capace di navigarci con destrezza e mi sono affidata al mio naso. Gira che ti rigira, ho trovato un piccolo annuncio dove questo coro cercava persone che avessero voglia di cantare. Beh mi sono detta, mi piace questa ragazza, mi piacciono queste iniziative.
E dal conoscerla ad organizzare un coro dedicato a Stefano è stato tutti un divenire.

L'emozione non posso descriverla, ma ricordo ancora la chiesa colma di persone, che con le mani ed i piedi seguivano la musica di questo gruppo fantastico.

Quando tutto è finito mi sono ripromessa di trovare il tempo di frequentare Lucrezia ma il tempo è tiranno e ci limitavamo a scriverci piccoli e teneri messaggi.

Per un periodo non l'ho più letta e ho pensato, avrà avuto un bambino? Era così felice quando mi ha comunicato la data del suo matrimonio.

No nessun bambino ... il male aveva minato il suo corpo ...

Ora è là in quel mondo che ci auguriamo esista. Canterà insieme a Stefano ...

martedì 3 luglio 2012

Lucrezia

Non ho voglia con questo caldo di fare niente, troppi pensieri alcuni puramente pratici, altri solamente molto intimi.

Tra questi Lucrezia, che se ne è andata troppo presto.

Quando riuscirò a strappare questa cappa di tristezza racconterò la mia esperienza con lei.


lunedì 4 giugno 2012

Venitemi dietro



Questo quadro è stato da me dipinto il 15 Maggio 2012. Una giornata inquieta.

Quelle figure a destra in basso rappresentano "l'attesa".

mercoledì 2 maggio 2012

Passeggiare per Firenze e le sue curiosità



Se volete scoprire una Firenze un po' diversa, cliccate qui.
http://ravanellorosa.wordpress.com/2012/05/

Fausta ha fatto un reportage bellissimo!

martedì 1 maggio 2012

sabato 24 marzo 2012

Il 16 maggio 1973

Una delle tante date
Che non mi dicono più nulla.

Dove sono andata quel giorno,
che cosa ho fatto – non lo so.

Se lì vicino fosse stato commesso un delitto
- non avrei un alibi.

Il sole sfolgorò e si spense
Senza che ci facessi caso.
La terra ruotò
e non ne presi nota.

Mi sarebbe più lieve pensare
Di essere morta per poco,
piuttosto che ammettere di non ricordare nulla
benché sia vissuta senza interruzioni.

Non ero un fantasma, dopotutto,
respiravo, mangiavo,
si sentiva
il rumore dei miei passi,
e le impronte delle mie dita
dovevano restare sulle maniglie.

Lo specchio rifletteva la mia immagine.
Indossavo qualcosa d'un qualche colore.
Certamente più d'uno mi vide,

Forse quel giorno
Trovai una cosa andata perduta.
Forse ne persi una trovata poi.

Ero colma di emozioni e impressioni.
Adesso tutto questo è come
Tanti puntini tra parentesi.

Dove mi ero rintanata,
dove mi ero cacciata –
niente male come scherzetto
perdermi di vista così.

Scuoto la mia memoria –
Forse tra i suoi rami qualcosa
Addormentato da anni
Si leverà con un frullo.

Marte

Marte
Tecnica mista

giovedì 1 marzo 2012


Non dimenticherò quel concerto, la commozione, le lacrime. Ciao grande piccolo uomo.

mercoledì 22 febbraio 2012

sabato 11 febbraio 2012

Corrado Augias

http://youtu.be/plNdmBdemTo

Discutono in studio il giornalista e scrittore Corrado Augias, autore di "Il disagio della libertà. Perché agli italiani piace avere un padrone" (Rizzoli, 2012, 168 pagine, 15 euro), e Guido Martinetti, imprenditore e fondatore con Federico Grom della catena di gelaterie artigianali Grom.

sabato 4 febbraio 2012

Il Grande Dittatore - Charlie Chaplin.

Mi dispiace. Ma io non voglio fare l'imperatore. No, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno; vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre; dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l'un l'altro.
In questo mondo c'è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica.
Ma noi lo abbiamo dimenticato.
L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotto a passo d'oca a far le cose più abiette.
Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l'abilità ci ha resi duri e cattivi.
Pensiamo troppo e sentiamo poco.
Più che macchinari, ci serve umanità.
Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza.
Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto. L'aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne , bambini disperati.
Vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente.
A coloro che mi odono, io dico: non disperate, l'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo.
E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi sfruttano! Che vi dicono come vivere! Cosa fare! Cosa dire! Cosa pensare! Che vi irreggimentano! Vi condizionano! Vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un'anima!
Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore.
Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!
Voi avete l'amore dell'umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l'amore altrui.
Soldati! Non difendete la schiavitù! Ma la libertà!
Ricordate,
Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano, non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. I dittatori forse son liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere! Eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza! Combattiamo per un mondo ragionevole; un mondo in cui la scienza e il progresso, diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!

Il Grande Dittatore - Charlie Chaplin.

giovedì 2 febbraio 2012

Wislawa Szymborska

 2 Luglio 1923 - 1 Febbraio 2012

Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
Chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
Non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
Mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
Chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
Chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
Perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
Perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
Chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
Chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
Perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
Perdonatemi, deserti, se non corro con un cucchiaio d'acqua.
E tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
immobile con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
Chiedo scusa all'albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
Chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
Verità, non prestarmi troppa attenzione.
Serietà, sii magnanima con me.
Sopporta, mistero dell'esistenza, se strappo fili dal tuo strascico.
Non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
Chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
Chiedo scusa a tutti se non so essere ognuno e ognuna.
So che finché vivo niente mi giustifica, perché io stessa mi sono d'ostacolo.
Non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche, e poi fatico per farle sembrare leggere.

domenica 29 gennaio 2012

Luca Flores

Qualche giorno ho visto un film: Piano solo. Tratto dal libro "Il disco del mondo" di Walter Veltroni. L'interprete principale Kim Rossi Stuart. Il film scorre bene con momenti di grande tristezza e di grande speranza. L'epilogo è tragico.

Nonostante tutto mi è rimasto dentro una struggente speranza che il protagonista finalmente avesse trovato la pace.

Pochi giorni dopo leggo che il libro è tratto da una storia vera, il musicista si chiamava Luca Flores


venerdì 27 gennaio 2012

sabato 14 gennaio 2012

Antonio Gramsci

"ISTRUITEVI PERCHE' AVREMO BISOGNO DI TUTTA LA VOSTRA INTELLIGENZA AGITATEVI PERCHE' AVREMO BISOGNO DI TUTTO IL VOSTRO ENTUSIASMO"


martedì 10 gennaio 2012

Un giorno, quando guardando dalla finestra, non vedrò più guerre, povertà e cattiverie di ogni genere, prenderò un albero, lo vestirò di stelle e quel giorno sarà Natale.
Anonimo