sabato 19 marzo 2016

San Giuseppe - Festa del papà

Non ho voglia di dire nulla su questa festa. Dovrei scrivere un libro. Di una cosa sono felice, che ciò che di importante dovevo dire a mio padre e ciò che potevo fare l'ho fatto. Questo conta. L'aver dato e l'aver perdonato.

Miriam Messina

sabato 12 marzo 2016

Un ricordo dell'Uomo delle noci



R. ha salito e sceso quelle scale per quarantanni, senza pesi, con la spesa settimanale, con le bombole del gas, correndo di corsa al lavoro, salendo di corsa per il freddo. R. conosceva a memoria la sua strada, il suo portone, il suo campanello, le sue scale la sua porta di casa.

Poi è arrivato l'ascensore. Devi pigiare lo zero per uscire, devi pigiare il tre per tornare a casa.

Cos'è lo zero e cos'è il tre?

R. non ricorda a che piano sta, scende e risale per molte volte quei maledetti scalini, le ginocchia tremano, fanno male, sale la paura, il panico, la rabbia.

Fermati R. ci sono io, fermati. Vieni con me. Non ascoltare chi ti dice, ma come non ti ricordi. Fermati. Affidati a me. Sali con me in ascensore. Non ti arrabbiare. Capita anche a me di scordare le cose.

Dimenticherò questo episodio. Lo voglio dimenticare. Lo dimenticherai anche tu.

Fermati e fatti abbracciare. Sei a casa. Non le ascoltare. Hanno paura anche loro. Ma non per te, per loro.

Io non ho paura.



Ai giardini, quando ancora camminavi ...

giovedì 10 marzo 2016

L'uomo delle noci

L’uomo delle noci

Schiacciavi le noci con un colpo e via, e dividevi con chi era intorno a te i gherigli perfettamente integri, avevi la forza di chi aveva dovuto fare una promessa, senza sapere le conseguenze che questa avrebbe portato a tutta la tua famiglia ma in particolare a te.

Tenevi dentro di te tutto il tuo malessere, che andavi a sfogare dormendo.
Nessuno ha mai capito, che quel tuo “bona ugo, vado nel pian del penna” era un ritirarsi dal mondo.
Una sera, avevi uno sguardo strano, assente, ti raggiunsi in camera, mi dicesti burbero ma con il sorriso negl’occhi: icchè tu voi?
Non mi feci tanti scrupoli, e ti chiesi cosa c’è che non va?
Scrollasti le spalle e mi rispondesti, con un va 'ia va 'ia, non ho voglia di parlare. E io mi misi a sedere, in silenzio aspettando che nel buio, tu cominciassi a dire qualcosa.
Aspettai tanto, poi cominciasti a parlare, come un fiume e come un fiume piangevi.
Piangevi e finalmente tirasti fuori tutta la tua amarezza e delusione.

Ti promisi di non dire niente e tu mi chiedesti di aiutarti a scrivere una lettera. Quando vuoi, ti risposi.

Quello che sospettavo, purtroppo veniva confermato. Ma non ci potevo fare niente. E con il tempo tutto è andato via via a rotoli.

Ti sei affidato a me come un bambino, mi chiamavi la tua carabiniera.
Non scorderò mai quella tenera carezza sulla testa e l'orgoglio di presentarmi con un: dove non c'è andrebbe messa.

Ti voglio ricordare così, come l’uomo delle noci.

giovedì 3 marzo 2016

tremarzoduemilasedici

Sono diciotto anni che sei dall'altra parte!

Buon complecielo fratello mio.

martedì 1 marzo 2016