L’uomo delle noci
Schiacciavi le noci con un colpo e via, e dividevi con chi era intorno a te i gherigli perfettamente integri, avevi la forza di chi aveva dovuto fare una promessa, senza sapere le conseguenze che questa avrebbe portato a tutta la tua famiglia ma in particolare a te.
Tenevi dentro di te tutto il tuo malessere, che andavi a sfogare dormendo.
Nessuno ha mai capito, che quel tuo “bona ugo, vado nel pian del penna” era un ritirarsi dal mondo.
Una sera, avevi uno sguardo strano, assente, ti raggiunsi in camera, mi dicesti burbero ma con il sorriso negl’occhi: icchè tu voi?
Non mi feci tanti scrupoli, e ti chiesi cosa c’è che non va?
Scrollasti le spalle e mi rispondesti, con un va 'ia va 'ia, non ho voglia di parlare. E io mi misi a sedere, in silenzio aspettando che nel buio, tu cominciassi a dire qualcosa.
Aspettai tanto, poi cominciasti a parlare, come un fiume e come un fiume piangevi.
Piangevi e finalmente tirasti fuori tutta la tua amarezza e delusione.
Ti promisi di non dire niente e tu mi chiedesti di aiutarti a scrivere una lettera. Quando vuoi, ti risposi.
Quello che sospettavo, purtroppo veniva confermato. Ma non ci potevo fare niente. E con il tempo tutto è andato via via a rotoli.
Ti sei affidato a me come un bambino, mi chiamavi la tua carabiniera.
Non scorderò mai quella tenera carezza sulla testa e l'orgoglio di presentarmi con un: dove non c'è andrebbe messa.
Ti voglio ricordare così, come l’uomo delle noci.